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  • Rita Patron

Ripensando la casa

Aggiornamento: 18 gen 2023

In questi ultimi mesi siamo stati costretti a rinchiuderci a casa per via della diffusione di un nuovo virus. Espressioni come smart working e didattica a distanza (DaD) sono diventate ormai la nostra nuova normalità. E con ciò abbiamo riscoperto spazi della nostra propria casa.


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Photo by Jeremy Alford on Unsplash

A causa della faticosa routine, è consuetudine passare quasi 12 ore, o addirittura di più, tra lavoro, traffico, costruzione, progetti, scuola, università... e la casa si era trasformata in un posto dove dormire. Si parte la mattina e si torna di sera. Il periodo della quarantena e dell'isolamento sociale fu un colpo non solo psicologico e fisico ma anche spaziale. E perché l'architettura conta così tanto in questi momenti?


Tutti, senza eccezione, hanno iniziato a vedere la loro residenza con una prospettiva diversa. Confinati in noi stessi, percepiamo la scarsità d'illuminazione naturale, i flussi incrociati, le piccole riforme che non sono mai state fatte, le organizzazioni eternamente rimandate, i rumori mai sentiti prima. Personalmente, ho sempre avuto il concetto di casa legato al luogo in cui ricevo e condivido con coloro che mi sono cari. Ma cosa può cambiare d'ora in poi?

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Photo by Drew Coffman on Unsplash

Storicamente, questi momenti di crisi legati alla salute hanno sempre influenzato l'architettura. Nel diciannovesimo secolo, dopo le epidemie di colera e vaiolo, apparvero le prime leggi sanitarie in Inghilterra, che influenzarono le grandi riforme di Parigi e Barcellona, ​​rispettivamente a cura del Barone Haussmann e Idelfons Cerdá.


Come studenti e architetti, siamo spinti, praticamente come un dono divino, a pensare e risolvere la casa e la città per gli altri. La realtà che si instaura con la pandemia ci costringerà a rivalutare concetti e pensare a soluzioni di progettazione residenziale più focalizzate su praticità, intimità e rifugio.


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Photo by Gabriel Beaudry on Unsplash

Al giorno d'oggi, la nostra routine è stata sostituita da qualcosa che ancora non riconosciamo. Forse è perché rappresenta un mondo che sta avanzando e cicli che seguono. O forse è esattamente il contrario; una dimensione simbolica che aprirà una finestra nella nostra realtà a un giardino più verde, a un cielo più chiaro, e faciliterà la connessione, attraverso questo viaggio, con il meglio di noi stessi.


Sì, il futuro è imprevedibile, ma misterioso e opaco. In questa opacità, tuttavia, noi architetti abbiamo la responsabilità di pensare meglio agli spazi delle case e di far luce su quel futuro, in modo tale che le persone possano vivere meglio.

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