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  • Giorgia Casprini

Mercato Municipale de Vila Nova de Famalicao

Questo articolo è tratto da una ricerca di gruppo svolta per il Laboratorio di Progettazione dell'Architettura III del professore Michelangelo Pivetta all'Università degli Studi di Firenze.


Collaboratori del LPA: Giacomo Razzolini, Mattia Baldini, Mikhail Fabiani, Lapo Fuochi,

Pier Paolo Lagani, Laura Mucciolo, Vanni Renzini, Anna Chiara Zei


Autori: Giorgia Casprini, Andrea Antognotti, Emma Castelli

 

La struttura, situata nel distretto portoghese di Braga, Vila Nova, è il risultato di un intervento di riqualificazione sul Mercato Municipale de Vila Nova de Famalicao.

Rui Mendes Ribeiro, dal 2007 fino al 2021, si occupa della progettazione di una grande copertura metallica, che rende sfruttabile al meglio lo spazio prima inutilizzato.

Isometria del progetto

L'architettura del nuovo padiglione riprende i due concetti, strettamente collegati, della grande Aula, dal greco αὐλή, 'luogo libero', e della grande copertura. Alla base di questi è lo spazio isomorfo e polifunzionale, cioè privo di caratterizzazione spaziale, usufruibile in tutte le sue parti, idealmente estendibile all'infinito e fondato sul processo del montaggio. L'assolutezza dello spazio e l'utilizzo di elementi prefabbricati assemblati a secco permettono all'architettura di essere trasformata nel tempo, sia nella sua estensione spaziale che nel suo uso. Questa flessibilità è facilitata dall'utilizzo di un modulo organizzativo "cubico", la cui ripetizione è dettata dalle specifiche esigenze.


La suddetta organizzazione è riscontrabile nella copertura, in primo luogo poiché all'interno di essa le travi reticolari scandiscono una dimensione modulare, in seguito poiché l'utilizzo di elementi prefabbricati lascia l'architettura aperta a una potenziale reversibilità. E' interessante osservare come, nonostante questa opera veda in sé presenti tutti gli elementi per poter essere un giorno disassemblata, essa sia stata in realtà concepita come elemento profondamente integrato al paesaggio circostante, e quindi pensata come permanente. Questo è testimoniato, ad esempio, dal motivo triangolare che ne caratterizza l'intera superficie, ripreso da quello utilizzato nella già presente torre. Anche la scelta della forma rettangolare è significativa: da una parte orienta lo spazio del nuovo ambiente, in modo che segua l'andamento della strada, così come già faceva la preesistenza, rispetto alla quale si posiziona ortogonalmente; dall'altra, pur rimanendo permeabile, collega i vertici estremi del complesso più antico, delimitando uno spazio interno definito.


L'archetipo dell'Aula si trova nel 'rifugio primordiale', in stretta relazione con la rappresentazione e l'accoglienza di una collettività. L'associazione del tipo architettonico dell'Aula all'edificio pubblico rimane valida nel tempo, declinandosi in maniera diversa di volta in volta. Arrivando a Mies van der Rohe si assiste a una rielaborazione dei due grandi principi fondamentali del tipo, il recinto e la copertura: grazie al progresso nasce la possibilità di semplificare il primo ed estendere il secondo. Gli spazi diventano sempre più ampi e si liberano dai sostegni interni, che si spostano lungo il perimetro. Questo è facilmente osservabile nella struttura che caratterizza l'intervento sul mercato.


Il tema dell'Aula è strettamente legato alla sua costruzione, processo nel quale gli elementi architettonici e strutturali sono mostrati secondo il ruolo effettivo e la loro organizzazione gerarchica. Particolarmente importante è il rapporto con la geometria, poiché la scelta delle forme e dei loro rapporti proporzionali conforma gli spazi. Quest'opera si avvicina nella sua organizzazione al sistema bidirezionale con reticolo spaziale, consentendo alla struttura di diluire la massa costruttiva lungo linee di forza.

Elaborazione grafica a cura degli autori

In merito all'opera, è utile parlare di "religione della trasparenza", concretizzata da Foster nei suoi progetti. L'architettura è definita dal flusso di persone all'interno dell'edificio progettato, che deve essere concepito come "luogo di flussi". Questi devono poter essere osservati dall'esterno verso l'interno e viceversa; tra le due dimensioni deve essere presente una comunicazione visiva, ma esse non devono coincidere: è importante, infatti, che l'edificio mantenga la sua innata funzione di "rifugio" per l'uomo. L'applicazione di tale principio può essere riscontrata nel padiglione di Ribeiro nella permeabilità della struttura e nella presenza della copertura forata e interamente vetrata.

Fotografie del modello di Vanni Renzini (@vannirenzini)

Riferimenti

Libri:

  • Le architetture ad Aula: il paradigma di Mies van der Rohe. Ideazione, costruzione, procedure compositive, Renato Capozzi, editore CLEAN, collana Saggi Storici, 2001

  • Norman Foster, Giovanni Leoni, editore Motta Architettura, collana Minimum. Bibl. essenziale di architettura, 2008

  • Norman Foster: a global architecture, Martin Pawley, editore Thames & Hudson, 1999

  • Mies van der Rohe: the art of structure, Werner Blaser, editori Birkhauser, 1993

Articoli:

  • D+A design, issue 121.2021, “about turn. The renovation of this building by Rui Mendes ribeiro has given it a new lease of life”

  • AIT magazine, issue 9.2021, “MARKTPLATZ IN VILA NOVA DE FAMALICÃO”

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