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  • Fernando Sincero

Guilherme Larrosa e la scenografia di Bacurau

Aggiornamento: 18 gen 2023

La scenografia ci consente di vivere vere e proprie esperienze immersive in spazi che, se ci pensiamo, altrimenti non esisterebbero. Ci riesce mediante la progettazione di luoghi, sensazioni e sentimenti che, adattandosi alle circostanze, coinvolgono silenziosamente l’osservatore, al punto tale da farlo sentire spettatore partecipe di esperienze anticonvenzionali, capaci non solo di superare gli scenari a cui è abituato, ma spesso proprio di rompere i placidi schemi della quotidianità.

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Immagine concessa da Guilherme Larrosa

Quando parliamo di scenari e istallazioni sceniche, stiamo parlando di architettura effimera. Sono prodotti artistici soggetti a un loro proprio tempo, al termine del quale la materializzazione sensoriale esisterà solo nella memoria delle persone.


Ma la scenografia non si consuma nell’attimo, non è solo un passaggio, un’esperienza che si esaurisce e muore dopo il suo utilizzo. Pertanto la volontà di creare impatti positivi è un compito che comporta grandi responsabilità, sia dalla parte di chi è coinvolto nella realizzazione di un progetto, che da chi in ultimo finirà per farne esperienza. Ciò diviene particolarmente interessante quando lo scenario preso in considerazione è la vita stessa, e il protagonista è la gente che la anima.

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Immagine concessa da Guilherme Larrosa

Guilherme Larrosa è un direttore artistico, durante la sua carriera ha curato la produzione di diverse telenovele, film e serie TV brasiliane. Nel 2019, il film Bacurau, prodotto sotto la sua direzione artistica, è stato nominato al Festival di Cannes, affermandosi a livello internazionale come il rappresentate del cinema Brasiliano.


In seguito l’intervista con Larrosa:


Localis Blog (LB): Perché la scenografia?

Guilherme Larrosa (GL): Sono convinto che la visione di noi architetti permetta di vedere oltre l’ovvietà dello spazio fisico prevedibile. Il famoso occhio che tutto vede nello spazio vuoto. Percepiamo le geometrie, le trame e la temperatura degli ambienti che scarabocchiamo, siamo in grado di trarre queste sensazioni dal fiume di informazioni che la vita quotidiana mette a nostra disposizione.


Comporre una scenografia ti porta dall’altra parte, ti scompone, infatti, diviene uno strumento capace di farti vivere uno spazio ancora sconosciuto, profondamente diverso rispetto a quello a cui siamo normalmente abituati. La consapevolezza di poter essere in grado di provocare nuove sensazioni – buone o cattive – ti rapisce e ti spinge a sperimentare, sia per quanto riguarda lo spazio fisico, che in ambito audiovisivo.


La conoscenza di ciò che ha fatto la storia dell’architettura è un bagaglio culturale fondamentale affinché la scenografia si rinnovi continuamente, e si adatti al linguaggio sempre più frenetico del mondo odierno che richiede ambientazioni per fotografi e attori sempre più ricercate.


È organico. L’una dipende dall’altra per funzionare.

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Immagine concessa da Guilherme Larrosa

Sono sempre stato incuriosito dall'ignoto, dall’assurdità delle forme. L’arte diventa uno spazio fisico ed è possibile viverlo. Creare scenari realistici ti accompagna sino a percepire la realtà vissuta da persone diverse da te, ti fa riflettere su cosa li spinga a rimanere al mondo e come si sviluppino altre identità parallelamente alla tua. Durante le riprese presso alcuni luoghi in Brasile, mi sono imbattuto in aspetti insoliti per me, sia sociali che architettonici. In effetti, ho visto l’architettura vernacolare essere trasformata dai nuovi materiali disponibili nelle realtà sociali che ho visitato. La scenografia, per tagliare corto, è un esercizio creativo e avvincente.


LB: Perché il cinema?

GL: Sono sempre stato appassionato dai film di fantascienza. All’inizio, guardandoli, pensavo solo a immaginare quei loghi ancora inesplorati, in particolare ho sempre amato i film in cui la direzione artistica riesce a dialogare fortemente con lo spettatore, quei film che ti lasciano stanco, assetato e completamente imbevuto di quella realtà, di tutte quelle emozioni che ti fanno sentire fedelmente inserito nel contesto proposto.


Guardavo molte telenovele da bambino, anche film che venivano proiettati in TV. Facevo attenzione ai dettagli, erano quelli a catturarmi di più. Mi avvicinavo stringentemente allo schermo per comprendere tutto, pensavo di voler fare lo stesso... lo stesso no, ma prendere come riferimento quello che avevo appena guardato.

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Immagine concessa da Guilherme Larrosa

Il cinema mi ha sempre portato all’effimero, a conoscere un nuovo posto ogni 2 ore. Il cinema è l’espressione artistica di una società che rompe i limiti geografici.


Sono molto ampio nelle scelte professionali, non mi sono mai piaciute le limitazioni creative o di routine. Credo che queste sfumature caratteriali prima o poi ti portino a voler lavorare in questo ambito, visto che ti offre una maggiore flessibilità, libertà e impegno in periodi temporanei.



LB: Quale è la passione che ti porta in questo lavoro?

GL: Dopo aver realizzato il primo film e aver conosciuto tutto il processo, compresi che questa armonia compositiva si rifletteva, in effetti, nel film proiettato poi sullo schermo. Passare del tempo all’interno di un set cinematografico ci mostra quanto sia importante il collettivismo, ogni dipartimento ha il suo ruolo e tutti stanno uniti per trasmettere lo stesso messaggio, ognuno a modo suo.

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Immagine concessa da Guilherme Larrosa

Ho lavorato a diversi film e in diverse regioni del Brasile, e ciò che amo di più a fronte di tutto è lo scambio. Lo scambio di cultura, affetto, relazioni… noi del team artistico, ad esempio, abbiamo un contatto diretto con gli abitanti di ogni regione. C’è un momento in questo processo chiamato pre-produzione, in cui il dipartimento di produzione e arte visita i luoghi che saranno poi i set cinematografici in futuro, poiché è necessario effettuare dei sondaggi, fare delle foto e consultazioni per iniziare i disegni dei vari scenari. In quel momento, abbiamo la possibilità di tessere nuove relazioni, farci degli amici che ci mostrano il loro mondo, la loro vita, e ci raccontano le loro storie. Ho contatti con praticamente tutti quelli che ho incontrato nelle produzioni brasiliane e anche all’estero, li penso sempre con grande nostalgia e rispetto.


L’esperienza con altre realtà e l’affetto con cui queste persone mi accolgono mi mostra come il mio lavoro non sia solo estetico, non è freddo e tanto meno solo commerciale, ha invece una carica vitale capace di ritrattare la realtà e la memoria di una società.

Immagine concessa da Guilherme Larrosa

Un altro fattore che mi rende appassionato di questo lavoro, che mi consuma 6 giorni della settimana e 12, addirittura 15, ore di lavoro quotidiano, è il rapido processo costruttivo.


Con il tempo si acquisisce una proattività che portiamo con noi per il resto della vita, il fatto stesso di vedere le nostre idee prendere forma nel giro di pochi giorni è molto stimolante. La costruzione in loco, i test e le scoperte di ciò che funziona e non funziona sono esperienze quotidiane e molto gratificanti per la nostra formazione professionale.


Confesso di sentirmi da sempre un po’ nomade, ma l’atto stesso di uscire ed esplorare ambienti e contesti nuovi continua a emozionarmi. Per alcuni anni ho trascorso nella mia casa a San Paolo solo 2 o 3 mesi, viaggiavo sempre, essendo impegnato con le riprese in altri stati.


Recepivo così tante informazioni che a volte non sapevo come elaborarle.

“... il mio lavoro non è solo estetico, non è freddo e tanto meno solo commerciale, ha invece una carica vitale che ritratta la realtà e la memoria di una società’’

LB: Come hai iniziato questo percorso?

GL: Confesso che sono sempre stato molto libero e ibrido nelle mie scelte, specialmente nella mia vita professionale. Sono sempre stato appassionato di cinema, ma non avrei mai pensato di trascorrere tanti anni della mia vita lavorando in quest’ambito, spaziando anche nel settore audiovisivo.


Da piccolo sognavo di diventare paleontologo e designer grafico, alla fine sono diventato un architetto, e con il tempo, e l’esperienza sul campo, ho compreso che l’architettura effimera sarebbe stata la passione della mia vita.


Non appena mi sono laureato, mi sono imbattuto nella prima proposta lavorativa, attirata dall’argomento della mia tesi di laurea, che sostanzialmente si basava sull’organizzazione di un festival delle arti visive e multimediali, come il Sónar che si svolge a Barcellona.


Mi sono laureato nel sud del Brasile e poi mi sono trasferito a San Paolo, dove ho iniziato a muovermi tra architettura e design, visual merchandising e concorsi. Mi sono sempre sentito fortunato ad avere la possibilità di lavorare in un ambito creativo; credo che questi contesti possano aprire notevolmente le nostre menti e permettano di affinare le capacità di problem solving.


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Immagine concessa da Guilherme Larrosa

Dopo alcuni anni, ho deciso di andare in Argentina per studiare cinema e cambiare un po’ la mia routine lavorativa, conoscere un nuovo mercato e capire come funzionavano le cose lì.


Non appena ho finito il corso, sono stato chiamato dagli Estúdios Globo [1] per lavorare come scenografo assistente per telenovele e spettacoli. Ho iniziato a lavorare applicandomi con impegno e apprendendo il più possibile direttamente sul campo.


Ho imparato l’importanza dei colori che restano impressi, trame che funzionano o meno, alla fine è stato un periodo di lezione pratica che, in effetti, mi ha preparato a tutto ciò che è venuto in seguito.


Poi sono partito per l’Europa, ma solo al mio ritorno in Brasile sono entrato a tutti gli effetti nel mondo del cinema.


Una persona a cui sono molto affezionato mi ha offerto la possibilità di lavorare nella produzione e sistemazione di oggetti scenici, e abbiamo collaborato per i seguenti 7 anni, quello è stato il primo incarico che mi ha introdotto in questo ambito.


LB: Dove speri di poter arrivare?

GL: Oggi vivo in Argentina, sto studiando le varie applicazioni del Design interattivo, che si tratta del punto d’incontro tra tecnologia, architettura, arte e scienza.


Credo che tutte le esperienze fatte in ambito cinematografico contribuiscano in tanti modi ad arricchire gli ultimi progetti nei quali mi sto applicando, in particolare a proporre nuovi formati di spazio multimediale.


È importante ampliare le proprie conoscenze, fare in modo di avere un solido repertorio da cui attingere per crearne sempre di nuovi. Rimodellarli.

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Imagem concedida por Guilherme Larrosa

Vorrei anche sviluppare metodi di approccio alla disciplina in grado di aiutare la società, espandendo l’identità di ogni luogo, portandola su altre piattaforme ancora da creare.


Mi piacerebbe condividere le conoscenze e acquisire esperienze come solo un insegnante può fare, in realtà mi piacerebbe anche creare gruppi di ricerca/laboratori pratici.



LB: Come è stata l'esperienza di Bacurau a Cannes?

GL: Bacurau è un film che viene percepito importante sia per chi ha lavorato nella produzione che per chi è andato a guardarlo. Appena dopo la lettura delle prime pagine della sceneggiatura, mi sono reso conto di quanto fosse necessario ed urgente farlo divenire reale, volevo che accadesse, ed ero sicuro che tutti coloro che si sarebbero ritrovati poi a lavorarci avrebbero avuto la stessa sensazione. Bacurau è la nostra voce in questo momento opprimente per la nostra cultura.

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Fonte: guilhermelarrosa.com

È stato uno dei film più lunghi che ho realizzato, e conoscere il cuore dell'audiovisivo di Pernambuco[2] è stato un dono. Sono stati 5 mesi intensi, fatti di caldo estremo, molto lavoro e molto affetto per le persone del piccolo paese dove abbiamo girato.


Ho fatto assistenza alla direzione artistica per Thales Junqueira, insieme a un fantastico team di professionisti con cui ho avuto il piacere di lavorare durante tutti quei mesi.


Abbiamo, inoltre, fatto grandi interventi nel villaggio, dipingendo le case, invecchiandole, creando nuove facciate, creando una chiesa completamente diversa, fornendo infrastrutture a tutti gli abitanti, che non facevano solo parte della squadra, ma ormai erano diventati a tutti gli effetti i protagonisti del film.



Bacurau è emerso dall’identità della gente di Barra[3], che rispecchia in pieno quella di tutte le persone in difficoltà.


Il giorno in cui il film è stato proiettato a Cannes, ho visto la sua importanza, tutta la fatica del nostro lavoro venire riconosciuta in modo prestigioso a livello internazionale. Vedere un cast brasiliano composto da persone ner, bianche, transgender e gente del nord-est, essere applaudito su un tappeto rosso è stata un’esperienza indimenticabile, soprattutto in questo momento in cui il cinema brasiliano soffre di tanti tagli e censure nelle sue produzioni.


Non avevo visto nessun montaggio di Bacurau prima della mostra ed è stata una grande sorpresa. Conoscevo l’intera sceneggiatura, ma vedere tutto pronto fu incredibile. Eravamo incantati durante la proiezione, lì mi sono tornate in mente tutte le difficoltà di ogni scena, tutti i ricordi incredibili di ciò che era accaduto ad ognuna delle tante persone meravigliose che componevano la squadra.


È stato bello vedere quella stanza piena di gente da tutto il mondo, alzarsi e applaudire al grido di resistenza dalla cultura brasiliana.


“Vedere un cast brasiliano composto da persone ner, bianche, transgender e gente del nord-est, essere applaudito su un tappeto rosso è stata un’esperienza indimenticabile...”

[1] Estúdios Globo, precedentemente noto come Projac, è il principale centro di produzione televisiva del Grupo Globo e il più grande centro di produzione audiovisiva dell'America Latina.

[2] Il Pernambuco è uno stato del Brasile situato nella regione del Nordest. A nord confina con gli Stati del Paraíba e del Ceará, a ovest con il Piauí, a sud con gli Stati dell'Alagoas e di Bahia, e ad est si affaccia sull'Oceano Atlantico.

[3] Barra è un villaggio situato a quasi 300 chilometri da Natal, nel Rio Grande do Norte.

 

Guilherme Larrosa è laureato in Architettura e Urbanistica all'Università Cattolica di Pelotas, in Brasile. Ha lavorato come Visual Merchandiser e in progetti di spazi multimediali interattivi e tecnologici. Ha studiato Art Direction a Buenos Aires BAC Comunicación e Fotografia Creativa a Dublino, iniziando la sua carriera nel settore audiovisivo in TV, serie e film nel cinema brasiliano. Attualmente studia un Master in Design Interattivo a Buenos Aires.

 

Scopri di più sul lavoro di Guilherme Larrosa sul suo sito web

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